La “10 km del Castagno dei Cento Cavalli” raccontata da Remigio Di Benedetto

“Siamo a Sant’Alfio a 530 metri di quota sul versante orientale dell’Etna, dove secondo un’antica leggenda una misteriosa regina Giovanna con i suoi cento cavalieri trovò rifugio da un temporale sotto un grandioso castagno”.
Il circuito Running Sicily con la terza tappa è arrivato, domenica 22 giugno, sull’Etna per la “10 Km del Castagno dei Cento Cavalli”. “Siamo a Sant’Alfio a 530 metri di quota sul versante orientale dell’Etna, dove secondo un’antica leggenda una misteriosa regina Giovanna con i suoi cento cavalieri trovò rifugio da un temporale sotto un grandioso castagno. La giornata è piena di sole, forse troppo calda per noi podisti. Alle 8 e 30 il gonfiabile è già posizionato nella centrale Piazza Duomo. L’organizzazione con l’ausilio di molti volontari ha predisposto la chiusura del percorso sotto le direttive della Polizia Municipale. La temperatura è elevata. La partenza inizialmente prevista per le 9, slitta alle 9 e 30 e viene ulteriormente posticipata perché siamo in attesa del bus degli amici dell’Universitas Palermo in notevole ritardo. La temperatura sotto questo “splendido” sole sale ancora.
Sono le 9.00 e tre quarti e finalmente siamo tutti sotto il gonfiabile. Vengono pronunciate le fatidiche parole “ai vostri posti”; sono ripetute due volte, forse una falsa partenza, chissà chi l’ha fatta tra i quasi 200 podisti. Arriva la partenza, quella vera. Il percorso inizia con una illusoria discesa che spinge tutti i podisti ancora “freschi” di energie a lanciarsi alla grande. Arriviamo a un giro di boa, l’unico del percorso. Ripassiamo sotto la piazza duomo, c’è un distributore di carburanti, potremmo fare il pieno perché le energie che ci vorranno saranno moltissime. Chi ha percorso durante il riscaldamento il circuito dove stiamo gareggiando è tornato scioccato.. Inizia però un tratto piacevole: una discesa con qualche curva, immersi nel verde e a tratti con un po’ d’ombra. Il mio Garmin dice: primo chilometro in 4’57”. Io dico, troppo veloce. Alla successiva svolta iniziano i “dolori”: la strada si impenna e non di poco, fortunatamente è un tratto breve e come svoltiamo, la strada spiana leggermente.
In lontananza vediamo il primo punto acqua. Anche se la strada torna a salire siamo incentivati a raggiungerlo perché l’arsura si fa già sentire. È sul lato opposto a quello dal quale arriviamo, la strada è larghissima e per avvicinarsi bisogna fare una grossa deviazione. Fanno parte della postazione due simpaticissimi bimbi, avranno 5 o 6 anni, con una manichetta di acqua “dovrebbero” innaffiare i podisti. Una breve salita e siamo quasi in piazza ed è qui che inizia il tratto micidiale del circuito di gara. Affrontiamo una salita lunga e ripidissima, molti podisti vanno di passo, io cerco di non farlo, preferisco un passo leggero ma di corsa lentissima. In cima alla salita un altro prezioso punto acqua al quale non si può rinunciare. I volontari ci gridano: “da qui in poi è tutta discesa”, e meno male! L’indicazione è veritiera, il percorso si snoda tra le case dei santalfiesi e in breve completiamo il primo giro. Prima però tutti i podisti vengono veramente innaffiati al punto acqua della piazza duomo. Affronto il secondo giro pensando alle oltre 350 gare disputate con la Fiamma San Gregorio per ricordare se ne ho mai fatta una così impegnativa. Si ricomincia con la discesa e il giro di boa.
Penso ai miei avversari di categoria, ma con un percorso così articolato per noi della SM 70 che siamo “quattro gatti” a volte è difficile anche vedersi, non me ne preoccupo; posso pensare solo a dosare le forze per arrivare bene alla fine. Le due salite micidiali del circuito sono ancora il momento clou nel quale non strafare. Le energie al secondo giro sono ovviamente in calo mentre la temperatura è in rialzo. Nel punto più in alto del percorso ci sono i due carabinieri del servizio d’ordine ai quali un podista trova le energie per gridare “dovete arrestare l’organizzatore”. Arriva la discesa, al gonfiabile siamo a metà gara. Ormai faccio tappa in tutti i punti H2O, è preziosa e indispensabile, ma senza bere, solo “microdocce”. Termino il terzo giro e capisco che il quarto, cioè l’ultimo, sarà il più difficile, sempre meno energie e sempre più caldo. Decido comunque di “forzare” almeno nei tratti in discesa. Nelle salite non hanno ancora installato l’ascensore e sono un vero massacro. Passo al lato della piazza e qui decido di fare l’ultima salita, la più dura, al passo, come vedo sta facendo chi mi precede. Il mio è un passo veloce e mi pento di non avere fatto la stessa cosa nei tre passaggi precedenti. Finalmente sono sul punto più in alto del percorso. I carabinieri non mi sembra abbiano “arrestato” l’organizzatore, sono tranquilli e si godono pure loro lo spettacolo. Io faccio l’ultima microdoccia e poi giù per l’ultima discesa che percorro con un’andatura allegra e perfino con un inutile rush finale sul piccolo pendio che mi porta sotto il gonfiabile, è finita.
Per me è stata una gara senza precedenti. La fatica è stata improba, ma è tutto ok, ginocchia, schiena, muscoli, lo chassis ha resistito. Defaticamento, ancora acqua e tutto è a posto. All’arrivo apprendo che da alcune decine di minuti l’ungherese Edit Filò per le femminucce e il marocchino Lhoussaine Oukhrid per i maschietti hanno tagliato il traguardo per primi aggiudicandosi la gara, complimenti a loro. Con loro ci ritroviamo alla premiazione. La mia categoria, quella dei “quattro gatti”, è vinta da Giuseppe Caltabiano dell’Universitas Palermo, io occupo il secondo gradino del podio e l’amico Francesco D’Andrea della Podistica Messina il terzo. A questo punto c’è un ulteriore momento di rilassamento, che si può trascorrere ammirando lo spettacolare panorama che si gode dalla terrazza della piazza duomo di Sant’Alfio. Ma l’impeccabile organizzazione pensa ancora ai podisti e non li abbandona. Arrivano paste di mandorla, siciliane e maccheroni per rifocillarsi alla grande. Un grazie all’A.S.D. AGEX, al responsabile organizzativo Leonardo Sorbello, a giudici, cronometristi e volontari. Abbiamo faticato moltissimo, ma a noi podisti piace così”.
Articolo di Remigio Di Benedetto (indirizzo email: r.dibenedetto@alice.it)