Libro e film su Pietro Mennea
La Gazzetta dello Sport saluta il grande campione con un libro illustrato che raccoglie i pezzi più belli scritti durante la sua carriera dalle migliori firme del giornalismo sportivo, da Gianni Brera a Elio Trifari, Gianni Merlo, Maurizio Mosca, Fausto Narducci, Valerio Piccioni, Bruno Raschi, Sergio Valentini, Gualtiero Zanetti. Oltre al libro “Pietro Mennea – Una vita di corsa”, è in edicola con La Gazzetta dello Sport anche un dvd con il film “Diciannove e settantadue” che ripercorre la vita e la carriera sportiva della Freccia del Sud.
La Gazzetta dello Sport saluta il grande Pietro Mennea con un libro illustrato che raccoglie i pezzi più belli scritti durante la sua carriera dalle migliori firme del giornalismo sportivo, da Gianni Brera a Elio Trifari, Gianni Merlo, Maurizio Mosca, Fausto Narducci, Valerio Piccioni, Bruno Raschi, Sergio Valentini, Gualtiero Zanetti. Oltre al libro “Pietro Mennea – Una vita di corsa”, è in edicola con La Gazzetta dello Sport anche un dvd con il film “Diciannove e settantadue” che ripercorre la vita e la carriera sportiva della Freccia del Sud.
IL LIBRO – La storia umana e sportiva di Pietro Mennea emerge con la vivezza della cronaca e del commento puntuale nei loro articoli e nelle rare interviste («Ho vinto con il primato italiano nella gara più difficile e davanti al mio popolo. La paura era tanta perché se fallivo era un dramma. Non ho mai avuto vita facile.») Quello che Fausto Narducci definiva “Semplicemente, il più grande atleta italiano di tutti i tempi”, è stato a lungo l’uomo più veloce del suo tempo, detentore di un record straordinario conquistato e strenuamente difeso. Non è mai stato una star dello sport, ma un atleta ascetico e schivo, ricordato da tutti per il rigore e la capacità quasi sovrumana di fatica e lavoro. Un capitolo speciale raccoglie gli articoli dell’80 di Candido Cannavò, scritti quando ancora lavorava per il quotidiano La Sicilia. Nel libro figurano anche due contributi speciali: di Sara Simeoni, l’altra atleta italiana che vinse l’oro a Mosca nell’80 (“Mai visto uno tanto determinato, ma era sempre insoddisfatto”), e del grande sprinter Stefano Tilli. Nel libro che La Gazzetta dello Sport ha dedicato alla “freccia del Sud”, l’incredibile spirito di sacrificio e la ferrea volontà dell’atleta emergono anche grazie alle splendide immagini che hanno immortalato la sua grinta in allenamento e in gara. Come commenta Franco Arturi, vicedirettore del quotidiano, nella prefazione al volume: “La sua corsia era il senso del dovere. gli italiani lascia questo, un’eredità che vale anche di più dei suoi record e delle sue medaglie indimenticabili”.
Il libro “Pietro Mennea – Una vita di corsa” è in edicola, con La Gazzetta dello Sport, al prezzo di 12,99 euro.
IL FILM – Il lungometraggio “Diciannove e settantadue”, del regista Sergio Basso, in collaborazione con Rai Eri, racconta Pietro Mennea, alternando fiction a immagini di archivio, interviste, testimonianze inedite e restituisce in maniera non agiografica ma completa i diversi aspetti dell’atleta e dell’uomo. Già dal titolo, 19’’72, che richiama alla memoria il record mondiale in Messico, il film ripercorre la sua carriera di atleta: l’esordio ai Giochi (Monaco ’72); il successo alla Coppa Europa ’75 di Nizza dove per la prima volta riuscì a battere il sovietico Valery Borzov; la delusione per il terzo posto a Montreal ’76; l’apice del record del mondo alle Universiadi messicane, con 19’’72; l’oro a Mosca negli anni ’80 con l’incredibile rimonta su Wells; il ritiro (a soli 28 anni) nel 1981, e il clamoroso ritorno alle corse per partecipare alla sua ultima Olimpiade, a Seul ’88. Il film indugia anche sugli aspetti più intimi attraverso le belle interviste alla moglie Manuela e alla sorella Angela, sui sacrifici e sul percorso umano dell’atleta, che lo hanno fatto amare al di là delle imprese sportive. Un pugliese emigrato per sport che da ragazzo non aveva neanche una pista per allenarsi e che si scoprì nato per correre i duecento metri. Con il regista Sergio Basso, Mennea si apre e ricapitola la sua straordinaria esistenza nella parte conclusiva del film nella quale, autoironico e sereno, ricorda gli sforzi: “Ho vissuto 5.483 giorni praticamente come un frate trappista. Mi sono allenato a Natale, a Capodanno e a Pasqua” ma anche, in maniera straordinariamente asciutta, alcuni suoi “numeri”: “Ho disputato 528 gare, 419 individuali e 109 di staffetta, ho vestito per 52 volte la maglia della Nazionale, ho corso la mia ultima gara l’8 settembre 1988”. Il film “Diciannove e settantadue” è stato presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema Europeo di Lecce ed è in edicola con La Gazzetta dello Sport a 10,99 euro, oltre al prezzo del quotidiano.
Articolo tratto da www.fidal.it