Le bellezze di Mirto
In provincia di Messina, a 428 metrisul livello del mare, raccoglie poco più di 1.400 abitanti. Dal punto di vista culturale offre la possibilità di ammirare alcuni edifici sacri di rilievo. Tra essi spiccano le Chiese intitolate a Santa Maria del Gesù, S. Alfio e San Nicolò.
La posizione geografica, nella suggestiva cornice della Valle del Fitalia, le bellezze paesaggistiche che circondano il paese e le antiche vicende che hanno segnato la sua storia hanno certamente contribuito a delineare, nel tempo, l’identità culturale di Mirto. La prima notizia storica che interessa il centro risale al III secolo, cioè all’anno in cui re Ruggero donò il Casale di Mirto al Monastero di San Bartolomeo di Lipari. Nel 1134, con Privilegio dello stesso re Ruggero, Mirto fu chiamato Myrti: fu chiamato anche Myirtus, Myrtium e Myrths. Nel 1398, il re Federico II d’Aragona concesse la terra di Mirto al nobile Angelotto de l’Archam, il quale, nel 1408, diventò anche Signore di San Fratello, di Capre, di Frazzanò. Sotto l’impero di Carlo V, la signoria di Mirto fu tenuta da Antonio Branciforte, e poi, per riscatto, dalla nobile famiglia dei Filangeri, i quali, nel 1643, ottennero il titolo di Principi di Mirto. I Filangeri dimoravano in una sontuosa abitazione, di cui ancora oggi, si può ammirare lo stesso stemma gentilizio.
Mirto possiede diverse opere di una certa rilevanza artistica. Nella Chiesa Madre (Maria S.S. Assunta), situata nel nucleo più antico del paese, si possono ammirare la statua di S. Maria della Catena, del XVI secolo, attribuita alla Scuola del Gagini e realizzata in un unico pregevole blocco di marmo; il Ciborio in marmo, anch’esso del XVI secolo, posto nella cappella del transetto, altro esempio di scultura in basso rilievo di scuola gaginesca; la statua lignea del S.S.Crocifisso della Scuola di Frate Umile da Petralia (XVII secolo), portata in processione ogni Venerdì Santo; l’altare maggiore, risalente al XVII secolo, è una parte di quello che originariamente era il complesso del coro, oggi non più esistente. Attribuito alla Scuola della famiglia Allò, validi artisti mirtesi, l’altare è in legno intagliato con apporto di sculture lignee, vetri colorati ed elementi floreali, il tutto ricoperto da una doratura originaria “a mecca”; la statua in legno dorato di S. Lucia, del XVI secolo; le tele raffiguranti l’Ultima Cena e il Purgatorio di Joseph De Thomasi (1654) e quella di S. Francesco d’Assisi d’Autore ignoto di fine Cinquecento. Pregiato è, inoltre, il soffitto interamente in legno, con intarsi ad elementi stellari ed al centro una statua lignea del XVII secolo raffigurante una Madonna. Altrettanto interessante appare anche il portale in pietra arenaria, mirabile esempio di scultura con riferimento allo stile gotico-catalano. Altre opere degne di nota sono una Madonna col Bambino Gesù, in marmo finissimo, dello scultore Giuseppe Gagini, conservata nella Chiesa di S. Maria Del Gesù. Risalente al XVI secolo, la chiesa presenta anche uno splendido portale d’ingresso in pietra arenaria scolpita; un Cristo in legno d’ulivo, di attribuzione incerta, datato tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, scolpito utilizzando un unico tronco (ad eccezione dell’aggiunta delle braccia) e conservato oggi nella Chiesa dei Cappuccini; le statue dei Santi Alfio, Cirino e Filadelfo, che si possono ammirare nella Chiesa di S. Alfio insieme a due Vare lignee, attribuite ad artisti locali (famiglia Mele o Allò), e la statua di S. Michele Arcangelo, nella critpta della chiesa dei Cappuccini, tutti esempi di scultura lignea di fine Seicento.
Il Palazzo del Comune, che occupa la sede di un monastero del 1400, si caratterizza per l’uso della pietra arenaria per le mensole delle finestre e della pietra marmorea a blocchi nel portale d’ingresso. Il Palazzo Cupane, risalente al XVII secolo e sito nel cuore del centro abitato, è invece una delle architetture civili più complesse del paese. E’ possibile apprezzare l’eleganza del prospetto principale, mentre l’interno conserva alcuni ambienti originari e delle pavimentazioni in ceramica. Di epoca recente è, infine, la statua di Colapesce, il mitico personaggio del 1200 che una leggenda vuole sia nato in contrada “Armo” del Comune di Mirto; la statua, realizzata dallo scultore palermitano Franco Montemaggiore, è l’unica scultura esistente fatta interamente in pietra d’onice, poggiata su un basamento in pietra lavica. Nell’opera, i due elementi fondamentali, fuoco (la pietra lavica) ed acqua (l’onice), si fondono in un unico blocco per dare forma ad un’antica leggenda siciliana le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Va inoltre segnalata una zona archeologica del periodo ellenistico-romano i cui scavi hanno portato alla luce insediamenti di grande entità storico-culturale, riconosciuti ed attestati dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Messina. Sita nella zona a nord-ovest del comune di Mirto, al confine con Capri Leone, custodisce presumibilmente i resti di una villa romana che dovrebbe risalire alla tarda repubblica-prima età imperiale (I sec. a.C.-I sec.d.C.).
COME SI ARRIVA
Mirto è a pochi chilometri dalla strada statale 113 che collega Trapani con Messina e dalla statale in collegamento Capo d’Orlando con Randazzo (Ct) e si trova nelle vicinanze della autostrada A20 che collega Palermo con Messina.
Per quanto riguarda le linee ferroviarie queste le stazioni di riferimento:
Sant’ Agata di Militello. Distanza dal centro: 20 Km
Zappulla. Distanza dal centro: 9 Km
Capo D’Orlando. Distanza dal centro 18 Km
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